Perché la bolletta della seconda casa è alta anche se non ci vai mai

Le seconde case in Italia sono un sogno per molti, ma tra tasse, utenze e spese fisse, il conto dell’energia elettrica può diventare più salato del previsto. Ecco come funziona la bolletta, quanto si paga in media e quali strategie permettono di risparmiare

bolletta seconda casa

Possedere una seconda casa è per molti italiani una piccola conquista, un rifugio per le vacanze o un investimento da gestire nel tempo. C’è però un aspetto meno piacevole, che emerge puntualmente a fine mese: le bollette. Anche quando la casa resta chiusa per gran parte dell’anno, la bolletta della luce continua ad arrivare e spesso si rivela sorprendentemente alta. Ma perché?

La risposta sta in un insieme di regole, tariffe e costi fissi che rendono la bolletta della seconda casa molto diversa da quella della prima abitazione. Capire queste differenze è il primo passo per evitare sorprese e, soprattutto, per imparare a gestire la spesa in modo intelligente.

 

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Prima e seconda casa: cosa cambia davvero nella bolletta

A livello energetico e fiscale, lo Stato italiano distingue tra “abitazione principale” e “seconda casa”. Questa differenza non riguarda solo le tasse, ma anche le tariffe applicate alle utenze domestiche.

Nel caso della prima casa, gli utenti godono di agevolazioni pensate per garantire l’accesso a servizi essenziali a costi contenuti. Per esempio, alcune componenti della bolletta – come gli oneri di sistema – sono ridotte, e in alcuni casi si applicano tariffe sociali.

Per le seconde case, invece, le agevolazioni spariscono. L’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA) considera queste utenze come “domestiche non residenti” e applica una tariffa più alta per diverse voci, anche se i consumi sono minimi. È un sistema pensato per incentivare un uso responsabile dell’energia e per evitare che più abitazioni a basso consumo contribuiscano in modo ridotto ai costi del sistema elettrico nazionale.

Perché la bolletta è alta anche se la casa è vuota

Molti proprietari si stupiscono nel ricevere bollette da 30, 40 o perfino 50 euro al mese per una casa che resta chiusa. Ma il motivo è semplice: una buona parte dei costi è fissa.

Ogni bolletta si compone di due parti principali. La prima è la quota fissa, che copre la potenza impegnata del contatore (in genere 3 kW) e vari oneri indipendenti dai consumi. La seconda è la quota variabile, che si paga solo per l’energia effettivamente utilizzata. In una seconda casa i consumi sono bassi, ma la quota fissa rimane invariata: è quella che mantiene il servizio attivo, anche se non accendiamo neanche una lampadina.

In media, per un contatore da 3 kW attivo tutto l’anno, la sola quota fissa può pesare per oltre 25–30 euro al mese. Sommando IVA e imposte, il totale annuale può superare facilmente i 400 euro anche senza un utilizzo reale dell’abitazione.

Quanto si paga in media per la luce di una seconda casa

Naturalmente, il costo varia in base all’uso e alla zona. Una casa al mare utilizzata solo nei mesi estivi avrà consumi modesti ma spese fisse costanti, mentre una casa in montagna, magari riscaldata con stufe elettriche, avrà consumi più elevati concentrati in pochi mesi.

Facendo una media, possiamo stimare che una seconda casa con consumi limitati (meno di 500 kWh all’anno) spenda tra 350 e 500 euro annui, quasi tutti dovuti ai costi fissi del contatore. Se invece la casa è abitata per più mesi o dotata di elettrodomestici energivori – come condizionatori o boiler elettrici – la spesa può salire a 700–1000 euro all’anno, a seconda del contratto e del fornitore.

C’è poi un altro fattore da considerare: il mercato libero dell’energia. Chi è rimasto nel Servizio a Tutele Graduali spesso paga tariffe più rigide, mentre passando al mercato libero è possibile scegliere piani più adatti all’uso saltuario di una seconda abitazione.

Il problema per un utente comune, però, è dato dalla enorme quantità di offerte presenti sul mercato. Termini astrusi, calcoli difficili da fare con precisione, condizioni che sembrano convenienti ma in realtà non lo sono… per capirci qualcosa, meglio evitare il fai da te e rivolgersi a dei professionisti.

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Come ridurre la spesa: le mosse più efficaci

Non esiste una soluzione unica, ma diverse strategie che, combinate, possono ridurre sensibilmente i costi.

Una delle più efficaci è ridurre la potenza del contatore. Se non utilizzi la casa tutto l’anno e non hai bisogno di alimentare elettrodomestici potenti, puoi passare da 3 kW a 1,5 kW. È una modifica semplice, che si richiede al proprio fornitore, e può far risparmiare fino a 80–100 euro all’anno solo di quota fissa.

Un’altra soluzione è scegliere un’offerta luce su misura. Alcuni operatori del mercato libero propongono tariffe pensate proprio per seconde case o per abitazioni con consumi discontinui. Si tratta spesso di contratti con canoni mensili ridotti e un costo leggermente più alto per kWh, conveniente se i consumi restano bassi.

C’è poi la possibilità di disattivare temporaneamente il contatore. Non è sempre la scelta più pratica, ma può essere utile se la casa resta inutilizzata per lunghi periodi (ad esempio tutto l’inverno). Disattivando l’utenza si evitano i costi fissi, ma la riattivazione comporta tempi e spese (in media 50–70 euro).

Infine, vale la pena tenere sotto controllo i consumi anche da remoto. Le prese smart e i contatori intelligenti permettono di verificare se ci sono sprechi o dispositivi che restano accesi per errore. È un piccolo investimento che può evitare brutte sorprese, soprattutto in case lontane.

Il ruolo del fotovoltaico nelle seconde case

Negli ultimi anni sempre più proprietari scelgono di installare pannelli fotovoltaici anche nelle seconde abitazioni. È una scelta intelligente soprattutto per le case al mare o in zone molto soleggiate, dove l’energia prodotta può coprire i consumi base o addirittura essere immessa in rete.

Un impianto fotovoltaico riduce drasticamente la dipendenza dalla rete elettrica e, se abbinato a batterie di accumulo, può garantire autonomia anche quando la casa non è abitata. Certo, l’investimento iniziale non è trascurabile, ma negli anni si ripaga e aggiunge valore all’immobile. Inoltre, con le varie forme di detrazioni fiscali per l’efficienza energetica, il costo può diminuire sensibilmente.

Se affitti la seconda casa, parte dei costi si recupera

Molti proprietari scelgono di affittare la seconda casa come locazione turistica, anche solo per pochi mesi l’anno. In questo caso, i consumi elettrici vengono di fatto “coperti” dagli ospiti, perché inclusi nel canone o calcolati a parte. È un modo intelligente per ammortizzare i costi fissi e rendere più sostenibile la gestione dell’immobile.

Tuttavia, è importante ricordare che l’intestazione del contratto di fornitura rimane al proprietario, e quindi spetta a lui vigilare sui consumi. Per questo, anche in caso di affitti brevi, conviene installare un contatore secondario o utilizzare sistemi di monitoraggio remoto, così da evitare usi eccessivi o non autorizzati.

Quanto si risparmia con una gestione consapevole

Un proprietario attento può ridurre la spesa annuale anche del 30%. Facendo qualche esempio concreto: chi riduce la potenza del contatore e passa a una tariffa personalizzata può scendere da 450 a 320 euro l’anno. Chi invece disattiva il contatore nei mesi invernali può tagliare la bolletta a meno di 250 euro.

La chiave è capire che la bolletta della luce non è una spesa inevitabile, ma una voce su cui è possibile intervenire con scelte razionali.

In molti casi, basta una semplice verifica del contratto per scoprire di pagare più del necessario.